Alessandro Besselva Averame su IL MUCCHIO di luglio/agosto
I CLASSICI DELL’AFROBEAT
Fela Anikulapo Kuti considerava il suo afrobeat musica classica africana moderna: perché non prendere alla lettera l’aggettivo “classica”? La folle idea è venuta al batterista/percussionista romagnolo Marco Zanotti, che ha messo insieme un ensemble di undici elementi, di estrazione in parte classica e in parte jazz, per riarrangiare alcuni brani di Kuti, mantenendo le caratteristiche ritmiche quanto più possibile vicine ai modelli (batteria e percussioni assortite si suddividono i compiti) ma utilizzando una strumentazione per lo più da camera comprendente tra gli altri clavicembalo, violino, oboe e clarinetto. L’esito dell’azzardato esperimento è documentato da Shrine On You (Sidecar/Goodfellas), inciso lo scorso dicembre nel Teatro Comunale di Russi, provincia di Ravenna, ed è a dir poco entusiasmante: non solo l’energia pulsante degli originali non è stata dispersa, ma le sfumature barocche degli arrangiamenti generano una strana chimera, elegante e sinuosa come certe pagine di jazz etiope o di Moondog. Al disco, che immaginiamo non passerà inosservato perlomeno oltreconfine (prevista una data parigina con Tony Allen, per dire), partecipano Seun Kuti (voce in Zombie) e l’ex Africa 70 Kologbo (Mr Follow Follow e Water No Get Enemy), conferendo al progetto una ulteriore patente di credibilità. In allegato un dvd che racchiude un interessante documentario sulla realizzazione dell’album.
Mauro Zanda su BLOW UP di luglio/agosto
E se d’improvviso, dalla provincia della provincia dell’impero, smentendo la conclamata subalternità culturale del belpaese, venisse fuori un autentico colpo di genio capace di ribaltare lo schema e generare invidia e interesse fuori confine? Benvenuti al cospetto della Classica Orchestra Afrobeat, meravigliosa creatura pensata e diretta dal batterista Marco Zanotti, 11-piece ensemble ravennate perfettamente in bilico tra forma barocca e groove afrobeat. Un azzardo, in fondo, meno spericolato di quanto possa apparire: fu lo stesso Fela a sentenziare che non si trattava d’altro che di “moderna musica classica africana”. Siamo convinti che oggi, il Black President, sarebbe orgoglioso di questo omaggio/interpretazione. A parziale riprova, l’entusiastica adesione di due figure a lui storicamente più vicine: il mitico Kologbo (il chitarrista che ne accompagnò le gesta sin dai tempi degli Africa 70) e il prodigioso figlio Seun: il primo chitarra e percussioni su Water No Get Enemy e soprattutto voce streetwise su Mr Follow Follow, il secondo alle prese con uno dei più noti cavalli di battaglia di Fela, la caustica parodia antimilitarista Zombie. Ma è l’Orchestra di casa a fare realmente la differenza: straordinaria perizia tecnica filologicamente rispettosa del principio originario. Fusione miracolosa che, per una volta, ha convogliato sguardi rapiti dentro il perimetro di casa nostra. Voto 8
Andrea Pomini su RUMORE di luglio/agosto
Non c’è dubbio, è il riff di No Agreement, solo che a suonarlo è un clavicembalo. Confusi? Fela goes classical recita il sottotitolo, e per quanto possa sembrare bizzarro un ensemble barocco che si mette a fare cover di Fela Kuti, l’azzardo funziona eccome. Otto brani scelti con cura e originalità dal repertorio del Presidente Nero (e la Tocata per B quadro di F.M.Bassano) vengono arrangiati per violino, fisarmonica, flauto, fagotto, ocarina, contrabbasso, viola da gamba, oboe, corno inglese, clarinetto e appunto clavicembalo, e interpretati con una carica degna degli Africa 70. In Mr Follow Follow canta Oghene Kologbo -già chitarrista di Fela- e in Zombie addirittura Seun Kuti, l’erede. L’effetto è notevole e il documentario allegato su dvd un piacevole complemento. Voto 8
Elio Bussolino su ROCKERILLA di luglio/agosto
Orchestra classica nel senso letterale del termine: undici solisti che imbracciano violino e viola, flauto e fagotto, oboe e clarinetto, clavicembalo e fisarmonica, sotto la direzione del percussionista Marco Zanotti. Forse la più improbabile trasfigurazione degli Africa 70, il rivoluzionario ensemble di Fela Anikulapo Kuti, per uno degli omaggi più originali mai tributati allo scomparso profeta nigeriano dell’afrobeat. Questo è “Shrine On You”, disco sorprendente e straniante al tempo stesso, uno scontro di musicalità così lontane e differenti da poter essere messo alla stregua di movimenti immani come quelli che spostano placche continentali, ma dagli effetti nient’affatto rovinosi e devastanti. E’ infatti un artificio che si realizza con stupefacente naturalità, quello che porta qui la musica di Fela Kuti ad incontrare quella di estrazione colta europea, un’osmosi tra melodie africane e timbriche cameristiche che, se da un lato fatica talora a trovare la giusta misura ritmica, dall’altro sa liberare l’estro improvvisatore dei musicisti come nella più felice tradizione jazz. Operazione manifestatamente ambiziosa, “Shrine On You” ha anche potuto avvalersi del contributo dell’erede naturale di Fela Kuti, il figlio Seun, e di Kologbo, chitarrista degli Africa 70 -loro le voci che si ascoltano in “Zombie” e “Mr Follow Follow” – e si presenta corredata di un dvd realizzato durante la sua registrazione. Voto 8